Trieste - Campo Marzio, la Stazione Ferroviaria ora sede del Museo Ferroviario

Campo Marzio, secondo l'interpretazione corrente, viene fatto derivare dal latino Campus Martius, un campo riservato alle esercitazioni militari all'epoca della colonia romana. Non sono note testimonianze archeologiche o epigrafiche che possano avvalorare questa affermazione. Il toponimo trova attestazione sia nella forma Campo Marzio(a.1560 circa.) che in quella di Camarcius, Camarzo,, camarzio e Chiamarzio, proprio di una zona destinata a saline almeno dal XIII-XIV secolo. E' stata così proposta, anche per analogia con un Camarcio (a.1229) presso Aquileia, una derivazione non da Campus Martius, ma da Campus marci(d)us, ove la sparizione della d avrebbe portato alla traduzione letterale "marcio", come riferimento alla zona acquitrinosa, bonificata prima della costruzione delle saline. In via di campo Marzio venne inaugurato l'edificio sede della filiale triestina della FIAT, nell'area dove era il vasto parco della settecentesca villa Murat. Il penultimo proprietario, un tedesco di nome Enrico Rieter che l'aveva acquistata nel 1874, morì nel 1894 dopo aver offerto invano la tenuta al Comune. Nel 1894 la figlia ed erede del Rieter, trasferì la proprietà alla "Prima Pilatura triestina del riso", che tra il 1900 e 1901, fece demolire la villa e il parco. Al loro posto sorse, su progetto dell'impresa Luzzato Suvich, lo stabilimento per la pilatura del riso che rimase in esercizio fino al 1913, quando l'attività venne trasferita a San Sabba. Il grande edificio rimasto abbandonato, fu adibito a deposito di foraggi per l'Amministrazione Militare e fu distrutto da un incendio il 6 ottobre 1921. All'attuale numero 5 della via si trova la palazzina, già del Lazzaretto di San Carlo e poi dell'Arsenale di Artiglieria (1749). Restaurata e ristrutturata dai tecnici del Comune, la palazzina fu poi allestita secondo il progetto dell’arch. Umberto Nordio coadiuvato dall’arch. Roberto Barocchi, cui si deve l’ideazione delle strutture espositive, divenne sede del Museo del Mare Questa istituzione museale ebbe origine dall'Esposizione Marittima aperta nel 1910, nel 1922, in occasione del congresso della pesca tenuto a Trieste, l’Esposizione Marittima Permanente prese il nome di Museo del Mare, con sede al quarto piano del palazzo di Piazza degli Studi ( l'attuale piazza Hortis venne così denominata dal 1919 al 1926. (Fonte Margherita Tauceri con ulteriore apporto di materiale. M.T Vie e Piazze di Trieste Moderna di Antonio Trampus museodelmaretrieste.it)
La struttura della stazione è caratterizzata da una planimetria a "U", con i prospetti principali che si affacciano uno in via Ottaviano Augusto, rivolto verso il mare e uno su via Giulio Cesare. La facciata rivolta verso il mare è costituita da due corpi laterali di tre piani e un corpo centrale leggermente arretrato, sempre di tre piani. Nei corpi laterali, al pianterreno, semicolonne in stile neorinascimentale e neomanieristico fiancheggiano le finestre centrali dei corpi aggettanti. Al primo piano, paraste incorniciano le aperture centrali. Frontoni triangolari concludono in alto i corpi laterali. Sul tetto corre una balaustra con pilastri ornati da cartigli agli angoli. Il corpo centrale arretrato presenta, al pianterreno, paraste a bugnato e decorazioni vegetali sotto ai frontoni delle finestre. Il piano superiore è caratterizzato da lesene lisce e cimase lineari a coronamento delle finestre. Al centro si eleva un timpano a semicerchio sormontato da un elemento scultoreo a conchiglia. Il fronte che si affaccia su via Giulio Cesare presenta, al centro, l'ingresso principale alla stazione ed è caratterizzato da due corpi di solo un piano e una parte centrale sopraelevata di un piano. L'ingresso, sormontato da un ampia finestra termale, è fiancheggiato da due torrette. Presenta episodi decorativi a rilievo ai lati e sopra l'arco centrale. Una cornice a dentelli conclude in alto la facciata. - Sopra all'ingresso principale è collocato un elemento scultoreo in stucco a rilievo raffigurante una ruota fiancheggiata da due ali, a simboleggiare la Ferrovia. Una cornice decorativa con ovuli e motivi geometrici circonda l'arco dell'ingresso. Alcune finestre del piano terra sono ingentilite da fregi vegetali scolpiti. - Ai lati dell'arco d'ingresso sono presenti due stemmi incorniciati da volute vegetali raffiguranti, uno l'alabarda di Trieste e uno lo stemma sabaudo. (https://biblioteche.comune.trieste.it)

Costruita tra il 1901 e il 1906 su progetto dell'architetto Robert Seelig in sostituzione di una precedente stazione. Sotto l'esercizio FS (succedute alle KKStB) l'impianto mutò il nome originale da Triest Staatsbahnhof (Trieste Stazione dello Stato) in Trieste Campo Marzio. Modernamente attrezzata e già nel 1906 vi era un impianto centralizzato per la manovra degli scambi. La prima stazione edificata sul luogo fu quella di Trieste Sant'Andrea aperta nel 1887, come capolinea della Ferrovia Trieste-Erpelle. Da qui, lungo la ferrovia Istriana, era possibile raggiungere Pola e Rovigno in Istria.
Nel 1902 vi fece capo anche la linea a scartamento ridotto detta la Ferrovia Parenzana. Nel 1923 la denominazione divenne quella attuale di Trieste Campo Marzio. Nel primo dopoguerra la sua importanza diminuì poiché i nuovi confini avevano mutato gli equilibri economici e le direttrici del traffico.

Con la Seconda Guerra Mondiale i servizi viaggiatori a lungo percorso diminuirono sino a cessare del tutto. Nel 1935 venne chiusa la Parenzana, dal 1945 cessava il servizio viaggiatori per la Transalpina e nel 1959, con la chiusura della linea per Erpelle la stazione perdeva l'ultimo servizio passeggeri. Il fabbricato principale della stazione era già stato privato per ragioni belliche della monumentale tettoia a copertira dei binari nel 1942 e solamente con l'apertura del museo ferroviario le Ferrovie dello Stato hanno disposto il restauro di tutte le opere murarie esterne, restituendo decoro alla pregevole opera architettonica che tuttavia rimane ancora priva della originaria copertura dei binari.
La stazione è ancora dotata di quattro binari: alcuni tronchi inutilizzati e altri che invece ospitano locomotive e tram d'epoca, facenti parte della collezione museale.

Storia:: Quella che all'epoca si chiamava ufficialmente Stazione delle Ferrovie dello Stato, a livello popolare veniva indicata come Stazione di Sant'Andrea o Transalpina. La Stazione di Sant'Andrea o Transalpina aveva allora un notevole movimento di viaggiatori. All'epoca quattro treni al giorno partivano per Gorizia e Villaco e due carrozze erano dirette a Monaco di Baviera; partivano inoltre due "diretti dei Tauri" che collegavano Trieste a Vienna, via Klagenfurt, a Berlino, via Salisburgo e a Praga. A sera inoltrata si metteva in movimento il convoglio diretto a Villaco, che poi proseguiva per Parigi attraverso Monaco.
La Parenzana era la ferrovia, a scartamento ridotto, che dal 10 aprile 1902 al 31 agosto 1935 collegò Trieste a Parenzo attraverso Capodistria, Isola, Buie, Portole, Montona e Visinada. 1122 chilometri della tortuosa linea erano percorsi a una velocità massima di 35 chilometri all'ora: partendo da Trieste alle 5.46 del mattino si arrivava a Portorose alle 8.05 e a Parenzo alle 12.42 dopo quasi sette ore di viaggio. Più del doppio del tempo necessario per raggiungere le stesse località costiere a bordo di un vaporetto della Società di navigazione Istria-Trieste. (Fonte: Dino Cafagna)


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